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4 Chiacchiere con Marco CARUSO

TEAM MANAGER GLOBAL LAB

Ciao Marco, ci dici da quanti anni sei in Global Technologies Italia e che posizioni ricopri ora?

Sono in Global Technologies Italia dal dicembre del 2009. Assunto come programmatore PHP ho presto iniziato a sviluppare anche per iOS per poi proseguire con diverse altre tecnologie.

A quel tempo seguivo i lavori da solo o con l’ausilio del collega “anziano” Maurizio Spitoni. In breve nacque l’esigenza di assumere nuovi programmatori che fornissero il supporto necessario alle attività che seguivo e quindi è iniziata l’avventura dell’attuale Global Lab di cui sono formalmente il responsabile.

Global Lab infatti ora è composta da circa 20 programmatori di altissimo livello.

Come nasce la tua passione per questo settore e una curiosità: in che anno hai ricevuto il tuo primo computer?

Ho iniziato nel dicembre del 1985 all’età di circa 11 anni. Mio padre mi regalò, per Natale, un Commodore 16 che suo malgrado trovò smontato il giorno dopo (poi rimontato e funzionante). Ero curioso di vedere come era costruito e come funzionasse. Da questo la ragione per cui decisi di studiare elettronica.

Imparai a programmare in Basic attraverso il manuale che veniva fornito con il Commodore 16 e con le riviste che si trovavano all’epoca nelle edicole.

Qualche anno dopo, nel 1987, e sempre per Natale mio padre mi regalò un Olivetti PC 128S, che permetteva ancora di programmare in Basic.

Nel 1989 mi venne poi regalato il primo IMB compatibile, un fantastico 8086 privo di coprocessore matematico (8087) equipaggiato con un Hard Disk da 20 MB, un floppy disk da 5,25” e ben 512 KB di RAM.

Utilizzava, come sistema operativo, MS-DOS e permetteva di programmare in Pascal che in quegli anni si studiava a scuola insieme ai primi fogli di calcolo (1,2,3 Lotus). Quindi fu il tempo del GW Basic e poi del C.

Sempre in quegli anni iniziai ad utilizzare i primissimi programmi di CAD destinati all’uso per l’elettronica.

Fu in questo periodo che iniziai a guadagnare i primi soldini con l’informatica. I professori infatti mi davano dei computer da riparare e programmai il mio primo gestionale per una carrozzeria sotto casa.

Venne poi il turno del mio primo 486, poi un Pentium, e poi molti molti altri computer.

All’età di 20 anni ho aperto un negozio di informatica in cui assemblavo, riparavo e vendevo PC e creavo i primi siti web.

Fu nel mio negozio che un cliente, proprietario di un’azienda di informatica, mi propose un lavoro legato alla programmazione. Accettai.

Rimasi diversi anni poi collaborai con un’azienda che produceva antifurti ed io progettavo l’hardware e realizzavo il software.

Nel 2009 me ne andai e conobbi il dott. Campanella.

Oggi gestisci un team! Di cosa vi state occupando in questo periodo?

Attualmente ci stiamo occupando di diversi software destinati ad aziende.

Nel settore ITC, gli ultimi anni sono stati caratterizzati da forti cambiamenti, qual è stato il più importante a tuo avviso?

In realtà i cambiamenti nel settore sono sempre stati presenti. A mio avviso i maggiori sono legati all’ambito Social e tutto ciò che questo comporta. L’informatica è entrata in maniera prepotente in praticamente tutti i settori e questo ha creato un vuoto di programmatori.

Alla luce della tua esperienza e del contesto che viviamo, quali saranno le sfide reali che dovremo affrontare nel futuro? Dove ci stiamo dirigendo?

Questa è una domanda complicata per molte ragioni. Abbiamo visto il crescere dei Social e un cambio generazionale del lavoro. 15 o 20 anni fa era impensabile la figura lavorativa del “Content Creator” o dello “YouTuber” oppure dell’”Influencer” intesa proprio come lavoro stabile.

Contemporaneamente abbiamo avuto un’evoluzione, a mio avviso ormai al limite, in termini di potenza di calcolo che ha permesso l’ipotesi di mondi virtuali (meta-verso).

Un possibile futuro è proprio legato ad attività importanti da erogare all’interno di mondi virtuali fermo restando che, almeno per ora, tutto è legato a programmatori consapevoli e correttamente formati.

Inoltre posso dire che molte software house (Apple, Microsoft, Google, etc.) stanno sempre di più spingendo per sistemi operativi chiusi e assolutamente blindati che hanno in un certo senso cambiato il modo di programmare proprio perché oggi si utilizzano frameworks messi a disposizione da queste stesse software house.

Che consiglio vuoi dare a chi inizia ad approcciarsi a questo settore?

Innanzi tutto devo dire che questo lavoro non è per tutti.

Serve passione, e ne serve tanta. Inoltre serve una buona preparazione logico matematica.

Poi è necessario capire qual è l’ambìto per il quale si vuole sviluppare (front-end, back-end, dispositivi mobili, etc.).

All’inizio può sembrare impossibile scalare la montagna del sapere legata al mondo dell’informatica ma con il giusto tempo e la giusta dedizione i risultati sono garantiti.